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Scheda Paese

 

Scheda Paese

 

Il bilancio dello stato per l’anno 2010 parte da una stima del PIL nominale pari a circa 57,2 miliardi di dollari e prevede 15,8 miliardi di dollari di spese e 12,1 miliardi di dollari di entrate.  E’ previsto un significativo aumento delle spese di investimento (+19%) e delle spese correnti (+4,1%) ed un aumento delle entrate fiscali del 15%. Il deficit di bilancio e’ stimato in 3,7 miliardi di dollari, pari al 6,5% del PIL.

I settori trainanti dell’economia sono sostanzialmente tre: l’agricoltura (20% del PIL), le miniere e l’industria (33%), ed i servizi (57%).  

Il settore agricolo riveste una notevole importanza per l’economia siriana: impiega il 30% della popolazione attiva e contribuisce per il 20% circa alla formazione del PIL. Il paese si classifica come uno dei maggiori produttori mondiali d’olio d’oliva (5^ posto) e di pistacchi (5° produttore mondiale, nonostante le difficoltà derivanti da un lungo periodo di siccità che ha colpito il paese nel 2008). Produce altresì grano, orzo e cumino (10% delle esportazioni di prodotti agricoli sono riconducibili alla coltivazione del cumino).  

Il settore petrolifero è di gran lunga il più importante comparto dell’economia del Paese, in quanto contribuisce per il 20% alla formazione del PIL, fornisce 2/3 delle entrate valutarie da esportazioni e la metà delle entrate statali. L’eccessiva dipendenza dal settore petrolifero rappresenta uno dei fattori di debolezza strutturale dell’economia siriana: si stima che le riserve d’oro nero si esauriscano entro il 2020 e che la Siria diventi un Paese importatore di petrolio nel giro di pochi anni. La produzione petrolifera e’ peraltro in declino. La produzione petrolifera si e’ attestata, nel 2009 sui 376.920 b/g, con un leggero incremento rispetto al 2008 (376.852 b/g). E’ atteso che nel 2010 la produzione petrolifera scenda fino a 370.000 b/g. Il calo riguardera’ principalmente i petroli leggeri, la cui raffinazione e’ di gran lunga piu’ facile ed economica. Se non saranno scoperti nuovi pozzi, la produzione continuera’ a scendere fino a 243.000 b/d nel 2025. La produzione di greggio leggero ha rappresentato il 44,9% del totale, mentre quella di greggio pesante il 55,1%. I pozzi gestiti direttamente dalla Syrian Petroleum Co. hanno prodotto il 53,3% del totale, mentre la restante parte e’ stata prodotta da 6 joint-ventures costituite tra societa’ straniere e la SPC.  

Le Autorita’ siriane riservano particolare attenzione allo sfruttamento del gas naturale per compensare la diminuzione della produzione petrolifera e vengono a tal fine esplorate possibili collaborazioni con i Paesi limitrofi. La Siria dispone di notevoli riserve di gas naturale e grazie alla scoperta di nuovi giacimenti a 40 km a nord di Damasco, le prospettive di crescita del settore appaiono incoraggianti. La produzione media di gas nel 2009 si e’ attestata sui 22,2 milioni di metri cubi al giorno, con un incremento del 7,4% rispetto alla fine del 2008 e del 5,1% rispetto alla prima meta’ del 2009. Il 77,02% della produzione e’ assicurata dalla Syrian Petroleum Co. Alla produzione nazionale si aggiungono 2,5 milioni di metri cubi al giorno acquistati dall’Egitto e trasportati tramite il gasdotto transarabo. La produzione locale copre non piu’ del 50% della domanda interna. Per supplire alle necessita’ del mercato il Governo sta intervenendo su due fronti: la realizzazione di nuovi gasdotti (i lavori per la costruzione del gasdotto “Arab Gas Pipeline”, 1.300 km dall’Egitto alla Turchia, stanno procedendo nei tempi previsti. La lunghezza totale del gasdotto in territorio siriano e’ di 600 km. Rispetto al progetto iniziale sono stati realizzati 5 km aggiuntivi per collegare il gasdotto con la centrale elettrica di “Tishreen”) e l’acquisto di quantita’ di gas dall’Egitto, dall’Iran (accordi raggiunti nel 2008) e dall’Azerbaijan.

L’industria siriana, sviluppatasi sotto l’ombrello di una normativa protezionistica, ed ancora fortemente in mano pubblica, si avvale di una produzione locale di materie prime quali petrolio, cotone, materiali da costruzione, nonché di manodopera a basso costo.  Tra i settori più sviluppati dell’industria pubblica e privata si annoverano il settore tessile e l’agro-alimentare. In forte espansione quello dei materiali da costruzione.

Settore tessile, cotone: L’industria tessile contribuisce per il 24% circa alla produzione industriale del Paese, occupa il 30% della popolazione attiva e fornisce il 45% delle esportazioni non petrolifere. Il 79% delle esportazioni dell’industria tessile provengono dal settore privato, mentre il settore pubblico contribuisce per  il 21%. La Siria e’ il piu’ grande produttore di cotone della Regione (690.000 tonnellate nel 2009).  

Settore delle costruzioni: Assorbe il 15% della forza lavoro del Paese ed appare in continua crescita. L’Ufficio degli Investimenti ha approvato numerosi progetti per la realizzazione di impianti per la produzione di cemento. Gli indici di produzione del cemento non soddisfano attualmente la domanda interna, stimata in 8-9 milioni di tonnellate a fronte di una produzione di circa 5 milioni di tonnellate. Numerosi sono i progetti gia’ in corso di realizzazione mentre altri saranno realizzati entro breve tempo. Attualmente la Siria e’ uno dei tre Paesi arabi costretti ad importare cemento, insieme a Yemen e Sudan, ma grazie ai nuovi impianti che saranno realizzati, si stima che diventi entro 4 anni il piu’ grande produttore tra i Paesi arabi, seguito dall’Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti.  

Punti deboli del settore industriale: il Governo siriano sta cercando di individuare le strategie piu’ adeguate per rafforzare la collaborazione tra il settore industriale pubblico e quello privato. In realta’ la maggior parte delle attivita’ industriali, in settori prioritari per l’economia del paese (cotone, tabacco, zucchero, agro-alimentare, materiali da costruzione, industria chimica), sono ancora prevalentemente di pertinenza di Enti pubblici controllati dal Ministero dell’Industria. I principali punti deboli del comparto industriale pubblico risultano essere l’inefficienza e la lentezza del sistema amministrativo, la carenza di risorse finanziarie e tecnologiche, oltre alla quasi totale assenza di innovazione e ricerca scientifica. Le imprese statali risultano pertanto essere deficitarie nella maggioranza dei casi. Il settore privato, che potrebbe mostrare maggior dinamismo in quanto dotato di spirito d’iniziativa, di disponibilita’ di risorse naturali, di forza lavoro a basso costo, ecc., deve fare i conti con la scarsita’ del credito, con la carenza di formazione professionale a livello adeguato e con la difficolta’ di integrazione in un sistema economico nel quale, fino a qualche tempo fa, tutto era concentrato nelle mani dello Stato.

Per rispondere alle esigenze di adeguamento strutturale dell’economia, nel 2006 è stato approvato il X Piano Quinquennale di Sviluppo (2006-2010). Molti degli obiettivi del Piano, che prevedeva uno sviluppo del sistema economico basato sulla liberalizzazione, decentralizzazione, sviluppo della competitivita’ e della tecnologia, sul ridimensionamento del ruolo del governo nello sviluppo del Paese e sulla accelerazione delle riforme finanziarie, monetarie d’investimento e di commercio, sono stati raggiunti. Risultati positivi sono stati raggiunti anche in tema di diversificazione del PIL. Importanti provvedimenti sono stati presi in materia di liberalizzazione del commercio, di attrazione di  investimenti, di riforma della Pubblica Amministrazione, di lotta alla corruzione, di protezione della proprieta’ intellettuale, di semplificazione amministrativa, di riforma delle dogane,ecc. E’ slittata peraltro l’introduzione dell’imposta sul valore aggiunto al prossimo anno, pur prevista dal X Piano, mentre la riduzione dei sussidi petroliferi ha provocato un repentino aumento del tasso di  inflazione che nel 2008 ha raggiunto il 15%, riportandosi poi a livelli piu’ contenuti (7% secondo le stime locali e 2,5% secondo il FMI, nel 2009) anche grazie alla gestione della politica monetaria della Banca Centrale. Secondo le anticipazioni del Primo Ministro, mentre il X Piano ha posto l’accento sulle riforme economiche e sulla creazione di una struttura (istituzionale e privata) di sostegno all’economia, l’XI Piano(2011-2015) attribuira’ maggiore attenzione al volet sociale (riduzione dei tassi di poverta’ e disoccupazione, in aumento, contenimento dell’inflazione per la salvaguardia del potere di acquisto dei salari, adeguamento e potenziamento delle strutture sanitarie ed educative, ecc).

Con riferimento al settore terziario, il comparto turistico-alberghiero sta assumendo un’importanza crescente, sia in quanto fonte d’entrate di valuta pregiata, sia come catalizzatore di sviluppo sociale. Nel 2009 si e’ registrato un aumento del 27% delle presenze. Il numero di turisti provenienti dai paesi arabi rappresenta il 72% circa del totale. Nel dicembre 2009 il Ministero del Turismo ha messo a punto un nuovo programma finalizzato al potenziamento del settore che prevede la riabilitazione dei siti turistici ed il potenziamento delle strutture e dei servizi. Nel 2002 Italia e Siria hanno firmato un Accordo Bilaterale di Collaborazione al fine di promuovere ed incrementare il turismo, prevedendo scambi d’informazione in merito alla qualificazione e la formazione delle risorse umane impegnate a vario titolo nel settore.   Il settore delle telecomunicazioni e’ un altro dei settori dell’economia  a registrare un rapido sviluppo, tanto che il volume d’affari del gestore telefonico statale (Syrian Telecommunication Establishment) sta aumentando in maniera significativa (1.478 milioni di dolalri nel 2009, con un aumento del 7% rispetto al 2008).

Per quanto riguarda il settore finanziario, l’apertura del settore bancario ai privati e’ stata avviata alla fine del 2005 e 13 banche private hanno via via aperto i propri Uffici in Siria. Il 2009 e’ stato caratterizzato da un notevole dinamismo del settore finanziario. Le banche private hanno acquisito consistenti quote di mercato ed alcune di esse hanno raddoppiato il proprio capitale sociale (ad esempio la Audi Bank), mentre altre hanno emesso azioni sul mercato (Bank al-Sharak, Banque Bemo Saudi Fransi, etc.). Nel gennaio 2010 il presidente Bashar ha approvato un provvedimento che consente alle banche straniere di detenere il 60% del capitale sociale nelle banche miste. Il progetto di legge, che prevede l’aumento di tale percentuale dal 49 al 60% era da tempo bloccato e la decisione del Presidente rappresenta un’ulteriore dimostrazione della volonta’ del Goveno di procedere sulla strada delle riforme, anche per quanto riguarda il settore finanziario. Dal marzo del 2009 e’ inoltre operativa la Borsa di Damasco, presso cui sono attualmente quotate 12 societa’.

Per quanto riguarda il settore assicurativo, fino al 2005 l’attivita’ assicurativa era svolta in un regime di monopolio dalla “Syrian Insurance Co” (impresa pubblica) mentre ora e’ stata concessa la licenza ad operare in Siria a 14 Compagnie di assicurazione private a capitale misto. E’ stata altresi’costituita la Federazione delle imprese assicurative “Syrian Federation of Insurance Companies”, alla quale devono aderire tutte le Societa’ assicurative. La componente straniera nelle compagnie di assicurazione private proviene da compagnie operanti prevalentemente nei Paesi Arabi.  

Sotto l’aspetto prettamente regionale, Damasco ha concluso accordi di libero scambio con i Paesi Arabi aderenti al Great Arab Free Trade Area (GAFTA), e con la Turchia, entrambi già in vigore.

Nell’ambito della cooperazione con l’Unione Europea, la Siria, tramite il nuovo Strumento di Vicinato e Partenariato, beneficierà di finanziamenti dell’ordine di 130 milioni di euro a sostegno del Programma Indicativo Nazionale 2007-2010. La ratio è quella di sostenere le riforme necessarie per la transizione verso un’economia di mercato e ad ottenere la membership in seno all’OMC. La Siria e l’Unione Europea hanno inoltre parafato a Damasco nel dicembre 2008 l’Accordo di Associazione, quattro anni dopo la finalizzazione della prima bozza di Accordo. L’Accordo fissa un quadro normativo di riferimento per la cooperazione tra Siria e Unione Europea in campo politico, economico e culturale e prevede la creazione di una zona di libero scambio entro un periodo di 12 anni.

Oltre al rapporto privilegiato che Italia e Siria hanno da tempo costruito, un altro attore europeo, la Germania, si sta profilando sul mercato. Oltre che un temibile concorrente del nostro Paese sotto il profilo commerciale, la Germania è diventata molto attiva anche nel campo della cooperazione allo sviluppo. Essa ha infatti stanziato un ammontare di 70 milioni di euro per la realizzazione di progetti di cooperazione nei settori finanziario e di approvvigionamento idrico.  Da parte siriana c’è stata un’esplicita richiesta alla Germania di collaborazione per la ristrutturazione della Banca Centrale. 

Nell’ultimo periodo anche la Francia ha mostrato un notevole attivismo concretizzatosi con le recenti visite a Damasco del Presidente Sarkozy, del Ministro dell’Economia e del primo Ministro che hanno avuto notevoli risvolti economici. La Francia sta cercando di recuperare una posizione privilegiata ed ha di sottoscritto, nel febbraio 2010,  un Protocollo di cooperazione che prevede finanziamenti per 150 milioni di euro nel biennio 2010-2011.

Con riferimento agli scambi italo-siriani, il nostro paese detiene la leadership di primo acquirente, con una quota del 21%, ed è il terzo Paese fornitore.  Ne 2008, l’Italia ha  confermato il trend positivo del 2007 avendo esportato verso la Siria prodotti per 961,6 milioni di euro, con un incremento del 12,6% rispetto al corrispondente periodo del 2007, mentre le nostre importazioni dalla Siria sono ammontate a 728,4 milioni di euro denotando un decremento del 14,3%. Il totale dell’interscambio ha quindi raggiunto i 1.690 milioni di euro (-8,6%). Il saldo, tradizionalmente in passivo per l’Italia, nel 2008 ha registrato un attivo per 233,2 milioni di euro. Nei primi 10 mesi del 2009, si e’ per contro registrata una flessione del 40% delle importazioni italiane dalla Siria ed una diminuzione del 38% delle esportazioni italiane. Il totale dell’interscambio e’ stato pari a 930,6 milioni di euro (-39% rispetto al corrispondente periodo del 2008). Tale flessione e’ da attribuire al calo dell’import di petrolio greggio e dell’export di petrolio raffinato.

In ragione della deregulation posta in essere dal governo siriano, si possono individuare alcuni settori ad elevata potenzialità di collaborazione commerciale, ove le Società italiane potrebbero proficuamente inserirsi; ad esempio, i sistemi di controllo ferroviario, sviluppo delle tecnologie connesse alla Società dell’Informazione (data la bassa penetrazione di internet in Siria e la scarsa qualità dei relativi servizi), impiantistica per il taglio e la lavorazione dei materiali lapidei, trattamento, condizionamento e imballaggio dei prodotti agroalimentari, macchinari per l’industria tessile e conciaria.

Parametri sociali
La Siria è stata classificata dall’UNPD come un paese “ medium human developed ”, poiché il substrato socio-economico del Paese presenta delle variabili qualitative medio/basse. Negli ultimi anni, il Governo ha posto in essere delle riforme in ambito economico e sociale tese ad innalzare gli standard di vita della popolazione. I settori maggiormente interessati sono quelli sanitario e scolastico (il paese spende il 4% circa del PIL per l’educazione). Riguardo alla scolarizzazione, il tasso di alfabetizzazione dei giovani dai 15 ai 24 anni raggiunge il 73.6% per le donne ed l’86% per gli uomini.   Il sistema sanitario presenta degli standard qualitativi bassi. Sebbene l’aspettativa di vita si sia innalzata a 71,19 anni, 26 bambini su 1000 muoiono entro i 5 anni di età. Circa il 60% delle donne partorisce nella propria abitazione, piuttosto che nelle strutture ospedaliere. Ad un apparato sanitario mediocre si accompagna un alto tasso di povertà: l’11% della popolazione vive sotto la soglia di povertà nazionale di 2 dollari al giorno, mentre il 4% è denutrito. Anche a causa dell’alto tasso di incremento demografico, la disoccupazione giovanile e quella complessiva restano ad un livello medio elevato (11% nel 2009), in particolare nel nord-est del Paese. Lo Stato sta tentando di creare ogni anno 250.000 posti di lavoro al fine di soddisfare la domanda annuale di ingresso nel mondo del lavoro.       


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